giovedì 25 marzo 2010

“Piombo fuso” su Gaza: una guerra giusta?

Una giusta guerra di risposta ad attacchi terroristici.


Così è stata definita l’operazione Piombo fuso che si è abbattuta dal 27 dicembre 2008 al 18 gennaio 2009 sulla popolazione palestinese della Striscia di Gaza provocando 1400 morti di cui 900 civili e più di 5000 feriti.

Il timore di prendere posizione ha paralizzato la comunità internazionale di fronte ad un massacro che nessuno ha avuto la forza e l’autorità di impedire.

Un silenzio della politica e delle coscienze che è stato interrotto in maniera flebile solo da qualche rara dimostrazione di solidarietà. Come quella svoltasi nella piazza della pace di Ciampino il 9 gennaio del 2009 dove abbiamo invitato glia amici di Angelo Frammartino, giovane volontario di Monterotondo che ha dato la vita per la pace a Gerusalemme, nel 2006, mentre era impegnato in un progetto di sostegno ai bambini che vivono il dramma del conflitto israelo-palestinese. Quel momento di silenzio e partecipazione ci ha permesso di conoscere la presenza di famiglie palestinesi residenti da anni nel nostro territorio.

L’occasione di presentare il libro di Nandino Capovilla, referente nazionale di Pax Christi, sulla comunità cristiana di Gaza vuol dire dare spazio alle ragioni della convivenza, di chi riesce a costruire ponti e non muri. Come accade per il movimento Combatants for Peace,che riunisce ex soldati israeliani ed ex prigionieri palestinesi che, dopo aver sperimentato personalmente l’inutilità della guerra, attraverso la non violenza, puntano alla riconciliazione dei due popoli.

La consapevolezza di poter raggiungere la pace solo attraverso l’incontro e il dialogo non comporta affatto l’oblio di quanto avvenuto a Gaza e delle attuali pericolose conseguenze di quella guerra.

Non possiamo essere così ipocriti dal predicare la pace quando le nostre convivenze sono quotidianamente messe in pericolo da banali questioni condominiali. Basti pensare alla nostra stessa cultura contadina, dove la disputa sulla proprietà della terra accompagna con il rancore intere generazioni.

Affrontare la questione del bombardamento di Gaza

  • Vuol dire accettare la sfida di chi dichiara che una guerra possa essere giusta.
  • Vuol dire accettare il confronto, rifiutando di consegnare la storia e la vita di ciascuno di noi ad un destino di scontro e prevaricazione.
  • Vuol dire impegnarsi qui ed ora a tessere una trama di rapporti tra persone inserite nello stesso destino di giustizia e pace.

Mercoledì 7 aprile 2010, ore 18.30

Ciampino Sala Consiglio comunale

Via IV Novembre

Associazione Ottantanove - Associazione Teresio Olivelli

www.senzapatria.org


domenica 21 marzo 2010

SPESE MILITARI

La Corte dei conti Usa: prezzo raddoppiato e ritardo di due anni per il progetto internazionale

Manlio Dinucci




Il costo del cacciabombardiere F-35 Lightning II è lievitato da 50 a 113 milioni di dollari per aereo: ne dà notizia Il Sole 24 Ore (18 marzo). Non è uno scoop: un anno fa avevamo scritto su il manifesto (15 aprile 2009) che «il caccia verrà a costare più del previsto». Lo provava già allora il fatto che, per acquistarne 131, il governo italiano aveva deciso di stanziare 12,9 miliardi di euro.

Ora la Corte dei conti Usa conferma che il costo è quasi raddoppiato e, di fronte un ritardo di due anni e mezzo sui tempi previsti, il Pentagono chiede alla Lockheed di modificare il contratto e trasformarlo a prezzo fisso. Il Congresso dovrà riapprovare il programma, il più costoso della storia militare Usa (323 miliardi di dollari per 2457 aerei) «benché nessuno si aspetti un suo ridimensionamento».

Nel Parlamento italiano invece tutto tace, grazie al fatto che la partecipazione al programma dell’F-35 è sostenuta da uno schieramento bipartisan. Il primo memorandum d’intesa venne firmato al Pentagono nel 1998 dal governo D’Alema; il secondo, nel 2002, dal governo Berlusconi; il terzo, nel 2007, dal governo Prodi. E nel 2009 è stato di nuovo un governo Berlusconi a deliberare l’acquisto dei 131 caccia che, a onor del vero, era già stato deciso dal governo Prodi nel 2006. L’Italia partecipa al programma dell’F-35 come partner di secondo livello, contribuendo allo sviluppo e alla costruzione del caccia.
Vi sono impegnate oltre 20 industrie, tra cui Alenia Aeronautica, Galileo Avionica, Datamat e Otomelara di Finmeccanica e altre come Aerea e Piaggio. Negli stabilimenti Alenia verranno prodotte oltre 1200 ali dell’F-35. Presso l’aeroporto militare di Cameri (Novara) sarà realizzata una linea di assemblaggio e collaudo dei caccia destinati ai paesi europei, che verrà poi trasformata in centro di manutenzione, revisione, riparazione e modifica. A tale scopo il governo ha stanziato 605 milioni di euro, presentandolo come un grande affare per l’Italia: non dice però che, mentre i miliardi dei contratti per l’F-35 entrano nelle casse di aziende private, i miliardi per l’acquisto dei caccia escono dalle casse pubbliche.
Intanto l’aeronautica italiana continua a ripetere che «vuole il caccia F-35» e lo stesso fa la marina. Intervistato dal Sole 24 Ore (5 febbraio), il gen. Giuseppe Bernardis, nuovo capo di stato maggiore dell’aeronautica, ha detto che «i soldi per l’acquisto di nuovi velivoli sono sufficienti», ma scarseggiano quelli per l’addestramento.
Per far tornare i conti, l’aeronautica vuole limitare l’acquisto del caccia Eurofighter Typhoon (costruito da un consorzio europeo) a 96 aerei anziché 121, e cerca di vendere una ventina di Typhoon di seconda mano alla Romania e altri paesi. Si dà quindi priorità al caccia della Lockheed, superiore (garantisce Il Sole 24 Ore) per la sua «invisibilità e la sua capacità di attacco». Una scelta non solo militare ma politica, che lega l’Italia ancora più strettamente al carro da guerra del Pentagono.

(il manifesto, 20 marzo 2010)

www.disarmiamoli.org

giovedì 4 marzo 2010

Crimini di guerra in Afganistan


Il fondatore di Emergency conferma quanto dichiarato su RaiTre. Interpellanza del Pd sulla sua denuncia
Gino Strada conferma le dichiarazioni sui crimini di guerra in Afghanistan. L'interpellanza del Pd? "Un buon segnale, ma dal quale mi aspetto ben poco".



http://it.peacereporter.net/articolo/20563/Gino+Strada:+crimini+di+guerra+in+Afghanistan


E pensare che le bombe da mortaio illuminanti da 81mm, le cosiddette armi convenzionali, utilizzate per aprire la strada ai bombardamenti sono prodotte anche dalla Simmel Difesa SpA di Colleferro e vendute al Regno Unito in grandi quantità. 
E' davvero singolare che l'azienda abbia anche un codice etico

L'etimologia della parola etica è "relativa al costume, abitudine, uso, consuetudine". La scienza della morale, ossia che insegna a governare i nostri costumi. Appare evidente che per i signori della guerra è considerato costume costruire ordigni di morte.

Alberto Valleriani