mercoledì 23 dicembre 2009

Lettera aperta a “I Signori della Guerra”


Dire che produrre armi sia divertente è l’ultima cosa che avrei potuto ascoltare da una qualsiasi persona su questo pianeta. Evidentemente anche noi cosiddetti attivisti facciamo degli errori di valutazione credendo che ci sia un limite alla stupidità umana. Il giorno 4 Dicembre si festeggia Santa Barbara, patrono di Colleferro protettrice tra l’altro anche degli addetti alla preparazione e custodia degli esplosivi. L’amministrazione di Colleferro in collaborazione con la Simmel Difesa SpA, azienda produttrice di armamenti, celebra questa giornata con un tour all’interno del comprensorio ex- Snia BPD passando per i luoghi rappresentativi di una civiltà industriale oramai al declino. Si parte dal sacrario che ricorda lo scoppio del tritolo nel 1938 che provocò la morte di 60 persone e il ferimento di 1500; si passa per il luogo dove è avvenuto lo scoppio e ci sia avvia con pulmann verso la Simmel Difesa. Quasi 4 chilometri di boschi, mai visti prima, intervallati da costruzioni riconducibili alla vecchia urbanistica industriale. Arrivati sul posto in direzione Artena ci si sofferma su una lapide e qui si ascoltano le parole del rappresentante Simmel che utilizza il termine divertente per definire il lavoro nell’azienda. Sento nell’aria un senso generale di disapprovazione su quanto detto, o forse è solo una mia sensazione. Oppure è la mia forte disapprovazione che mi fa pensare che ce ne sia altra intorno a me. Ci si sposta verso il luogo del rinfresco imbattendosi in dissuasori utilizzati per aree pedonali che riproducono nella forma proiettili da artiglieria. Entrando nella sala ci troviamo in bella esposizione una mostra di produzione che, utilizzando un paragone sicuramente poco appropriato, suscita in me la stessa sensazione di un bambino che entra in un negozio di giocattoli. Riconosco quasi tutte le tipologie di armamenti. Ho passato giornate intere a studiarle però vederle in foto è una cosa, dal vivo un’altra. Avverto sguardi intorno a me. Sicuramente è una mia impressione. Forse mi considerano il male. Non c’entro nulla in questo posto e non godo del rinfresco. Ravviso la necessità di descrivere a qualcuno che alcuni componenti utilizzati per il lancio di proiettili definiti “convenzionali” - aggettivo che definisce convenzionale anche la guerra-, permettono il lancio anche dei BCR (Bomblets Cargo Round) contenenti 63 sub-munizioni ormai messi al bando dai trattati internazionali firmati anche dal nostro paese. Il problema è che la tecnologia dei BCR è in dotazione alle aziende israeliane e di conseguenza alle forze armate di questo paese, che non hanno sottoscritto tali trattati. Questo ribadisco ad un dirigente che si inserisce nel discorso. Continuo chiudendo che in questo modo le normative possono essere aggirabili in quanto io azienda posso non produrre cluster-bombs, ma solamente alcuni componenti per renderle funzionali. Mi viene anche in mente che il Governo italiano continua ad avere rapporti preferenziali con Israele che ha sganciato milioni di queste bombe a grappolo sul Libano, ma questo non lo dico per non inasprire il discorso. Vorrei avere una risposta perché è questo il mio intento. Vorrei vedere come se la cava. Ebbene un’affermazione la ottengo è questa: “allora dovremmo condannare la FIAT perché con le automobili ci fanno le autobombe”. Signor dirigente lei forse sa chi sono io e anche se ciò non fosse avrebbe dovuto cercare una risposta diversa anche se è molto difficile trovarne di adeguate. Ma a me va bene così perché mette a nudo la sua incapacità nel riconoscere la differenza tra il bene e il male, perché mette a nudo il suo mestiere di signore della guerra, parte integrante di un sistema che considera gli esseri umani attraverso il risultato delle sue produzioni di morte, che mette a nudo il suo necessario bisogno di approvazione su quanto propone a questa società. Il male non sono io a questo punto, credo sia proprio lei rispettoso del codice etico declamato sul sito internet della sua azienda. Ma non è finita qui. Su un piedistallo vedo un razzo e ai suoi piedi un mini-presepe, a fianco un albero di natale. Dentro di me lo considero un sacrilegio anche se non sono un praticante delle religioni, ma sicuramente è un qualcosa che mi porta a pensare ai perché . Dopo le varie preghiere in ogni sosta durante questa visita forse sarebbe stato opportuno dirne qualcuna anche qui almeno per sottolineare l’inadeguatezza di questa rappresentazione: Il cerchio della vita visto dalla parte dei signori della guerra.



Alberto Valleriani

domenica 13 dicembre 2009

Ignobel per la pace


CONTRODISCORSO. OBAMA TI CONTESTO

di Nella Ginatempo

Col discorso pronunciato a Oslo, nel ritirare il premio Nobel per la pace, il presidente Barack Obama ha simbolicamente distrutto la causa della pace nel mondo. Se avesse semplicemente rifiutato il premio con la motivazione che la guerra è necessaria, a suo parere, per la sicurezza del suo paese, avrebbe, con grande onestà intellettuale, affermato di essere un Presidente di guerra e di essere costretto pertanto a rifiutare quella onorificenza che a suo tempo fu destinata ad un pacifista assoluto come Martin Luther King. Invece no, è proprio in nome di Martin Luther King che ha accettato il premio, affermando nel suo discorso l’aberrazione del nostro tempo, ovvero che la GUERRA E’ PACE, ovvero che la PACE SI OTTIENE CON LA GUERRA.
La pericolosità del discorso di Obama è immensa sul piano ideologico  perché può determinare nella vasta opinione pubblica democratica mondiale la convinzione che la guerra è giusta, con i corollari che i soldati sono eroi di pace e che l’America è salvatrice del mondo e con la inevitabile conseguenza che  la pace è una impossibile utopia e che pertanto bisogna rassegnarsi alla guerra permanente globale. Hic rodhus hic saltus: se passa questo pensiero nel mondo come pensiero dominante il movimento pacifista è perduto, sconfitto nel nuovo secolo fino a data da destinarsi. In questo senso il discorso Obamiano ha un valore epocale e tende a chiudere un’epoca di contestazione della guerra, ovvero di quella rivoluzione culturale che aveva fatto proprio il motto NOGLOBAL “ NO ALLA GUERRA SENZA SE E SENZA MA”.
Non è solo un discorso che giustifica la guerra in corso in Afghanistan, è anche una posizione ideologica che riporta la civiltà della pace indietro di almeno un secolo, riproponendo i principi generali del pensiero di guerra come il classico SI VIS PACEM PARA BELLUM, o il più moderno LA FORZA AL SERVIZIO DEI DEBOLI, o la GUERRA GIUSTA PER I DIRITTI UMANI. Dico indietro di un secolo perché il pensiero pacifista da almeno un secolo ha contestato queste affermazioni. Dapprima con Rosa Luxemburg che incitava i soldati a disertare e definiva la guerra “ immorale, reazionaria e nemica del popolo”, poi con Gandhi e la sua lotta nonviolenta di massa contro l’imperialismo britannico “OCCHIO PER OCCHIO RENDERA’ IL MONDO CIECO”, ovvero “NON C’E’ UNA STRADA CHE PORTA ALLA PACE, LA PACE E’ LA STRADA”.
Dopo la spaventosa catastrofe della seconda guerra mondiale con i suoi milioni di morti e le prime grandi carneficine di civili come obiettivo di guerra (bombardamenti, camere a gas,bombe atomiche), le nazioni del mondo fondano l’organizzazione della Nazioni Unite allo scopo di “liberare le generazioni future dal flagello della guerra” e scrivono la Carta dell’Onu dove si fa esplicito divieto di guerra e si obbligano le Nazioni a perseguire la pace con mezzi pacifici ( articolo 3 della Carta dell’ONU). Lo stesso messaggio è contenuto nella Costituzione della Repubblica italiana dove all’art. 11 si dice che l’Italia ripudia la guerra come mezzo per risolvere le controversie internazionali, con questo ripudiando ogni presunta guerra giusta e facendo obbligo, dunque, di perseguire la pace con mezzi alternativi alla guerra, dalla diplomazia alla difesa popolare nonviolenta, ai corpi civili di pace, alla prevenzione e mediazione dei conflitti. Insomma questi documenti non sono solo di carta, sono intrisi simbolicamente del sangue dei milioni di morti in Europa e costituiscono le tappe storiche di una civilizzazione della pace che attraverso il diritto e le lotte popolari ha cercato di affermarsi tra mille ostacoli fino ai nostri giorni. Negli anni ’50 il mondo cattolico ripudia solennemente la guerra con l’enciclica “Pacem in terris” di Papa Giovanni, un messaggio al mondo in cui si definisce la guerra moderna un crimine contro l’umanità, visto che l’uso di armi di distruzione di massa genera carneficine di civili e innocenti (“ALIENUM EST A RATIONE IAM BELLUM APTUM ESSE AD VIOLATA IURA SARCIENDA”). Dunque è alieno dalla ragione poter pensare oggi che la guerra sia adatta a risarcire i diritti umani violati. Una posizione più volte richiamata, anche nel discorso di Togliatti sul Destino dell’Uomo, negli scritti di Luigi Pintor ed in quelli dei pacifisti del nostro tempo da Capitini a Ingrao, a Danilo Zolo, a Raniero LaValle, a Luigi Ferrajoli  fino a Gino Strada che dichiara : “L’UNICA VERITA’ DELLA GUERRA SONO LE SUE VITTIME “.
Scrivono oggi i pacifisti USA ( United for peace and justice) in una Lettera aperta al Comitato norvegese per il premio Nobel:
“Ci dispiace che egli ( Obama  ndr) non sia guidato dall’esempio di un predecessore, insignito del Nobel per la Pace, il Rev. Dott. Martin Luther King Jr., che identificò il premio come “la profonda consapevolezza che la nonviolenza sia la risposta alle questioni cruciali politiche e morali del nostro tempo – la necessità che l’uomo superi l’oppressione e la violenza senza ricorrere alla violenza e all’oppressione”.
Ma invece la portata devastante del premio Nobel a Obama e soprattutto il suo discorso di lode della guerra giusta sta proprio nel fatto che in nome di Martin L. King abbia accettato il premio e giustificato la guerra. Riprendo alcune frasi cruciali di OBAMA:  DOBBIAMO PENSARE IN NUOVI MODI LA NOZIONE DI GUERRA GIUSTA E L’IMPERATIVO DI UNA PACE GIUSTA. DOBBIAMO PARTIRE DAL COMPRENDERE LA DURA VERITA’ CHE NOI NON SRADICHEREMO I CONFLITTI VIOLENTI NELL’ARCO DELLE NOSTRE VITE. CI SARANNO MOMENTI IN CUI LE NAZIONI TROVERANNO L’USO DELLA FORZA NON SOLO NECESSARIO, MA MORALMENTE GIUSTIFICATO. DICO QUESTE COSE CON IN MENTE QUELLO CHE  MARTIN LUTHER KING DISSE ANNI FA IN QUESTA STESSA CERIMONIA: “La violenza non porta mai alla pace, non risolve problemi sociali, ne crea solo di nuovi e più complicati”….Ma come capo di Stato investito del dovere di proteggere e difendere la mia nazione, non posso essere guidato solo dai loro esempi. Io affronto il mondo così com’è. Non posso stare inerte di fronte alle minacce contro il popolo americano…. Affermare che la forza è a volte necessaria non è un invito al cinismo: e’ il riconoscimento della storia, dell’imperfezione umana e dei limiti della ragione… Gli Stati Uniti d’America hanno difeso la sicurezza globale per più di sei decadi con il sangue dei nostri cittadini e la forza delle nostre armi. Il servizio e il sacrificio dei nostri uomini e donne in uniforme ha promosso la pace e la prosperità dalla germania alla Corea, e permesso la democrazia in luoghi come i Balcani. Abbiamo sostenuto questo fardello non perché vogliamo imporre la nostra volontà o difendere il nostro interesse, bensì perché vogliamo un futuro miglior e per i nostri fligli e nipoti, perché crediamo che le loro vite saranno migliori se i figli e i nipoti di altri popoli possono vivere in libertà e prosperità. Qunidi, sì. Gli strumenti di guerra giocano un ruolo nel preservare la pace. (…)

La torsione della verità contenuta in questo discorso è davvero devastante, a cominciare dal rovesciamento del senso della nonviolenza e del messaggio di Martin Luther King. Si comincia col negare l’ utopìa e giudicare la guerra ”necessaria” e si finisce poi col giustificarla moralmente definendola strumento per la pace. In verità non è più l’esempio di King a guidare Obama ma  Bush che doveva difendere il popolo americano dalle minacce. E qui ritornano le menzogne, mai messe in discussione dai democratici, sull11 settembre, le  torbide responsabilità nascoste degli attentati e la sicurezza dell’America scambiata con lo scontro di civiltà e la lotta al terrorismo islamico. Laddove la Carta ONU pone un legame inscindibile tra pace mondiale e sicurezza degli Stati, Obama ripropone invece la necessità della guerra per la sicurezza, mistificando la realtà che ha dimostrato invece quanto le due guerre in Iraq e in Afghanistan abbiano aumentato l’odio verso gli USA, abbiano incrementato il terrorismo di Al Qaeda e suscitato guerre civili e determinato una generale instabilità della pace mondiale e della stessa sicurezza degli Stati uniti, per finire poi in un pantano che somiglia sempre di più al Vietnam. Secondo questa retorica della sicurezza degli Stati Uniti, Obama ripropone nel XXI secolo ancora una volta le ragioni della forza, perdendo di vista la forza della ragione. Tanto che tutte le affermazioni finali sono intrise di quella che Marx avrebbe chiamato falsa coscienza, ovvero una deformazione della realtà per affermare una pura ideologia. Infatti come si può affermare la menzogna secondo cui gli Stati Uniti avrebbero difeso per 60 anni la sicurezza globale col sangue dei loro soldati ?? E il Vietnam ?’ E L’America latina ?’ E il golpe cileno nel ’73 e l’appoggio alle dittature sudamericane tra il ’60 e gli ’80 ?? Le armi e gli eserciti degli Stati Uniti hanno promosso la pace e la democrazia in tutto il mondo ? No, Attila non avrebbe fatto di meglio. Dal genocidio degli indiani d’America, a quello degli schiavi neri deportati dall’Africa, fino ai genocidi dei tempi moderni, Hiroshima e Nagasaki, la Somalia e le guerre d’Africa, il Medio Oriente e il tappeto di bombe che sono diventati la Palestina ( per interposta persona= Israele), i Balcani, l’Iraq, l’Afghanistan, facendo anche una puntatina in Georgia e nel Pakistan. Dove sono la pace e la prosperità ? La guerra umanitaria nei Balcani ha realizzato una2 guerra chimica indiretta” trasformando interi popoli in comunità di malati, mutilati,economicamente dipendenti. In Iraq più di un milione di morti sono serviti a devastare non solo un popolo nelle sue persone fisiche, ma un immenso territorio con le sue risorse, i suoi musei e tesori d’arte, l’acqua, la terra, l’agricoltura, le industrie, le infrastrutture civili, il sistema amministrativo e politico per mettere su alla fine una finzione di democrazia con un governo fantoccio che servirà solo a cedere il petrolio alle compagnie occidentali ed a galleggiare orribilmente su un mare di  attentati e guerre civili. In Afghanistan otto anni di guerra non sono bastati a placare la sete di vendetta degli Stati Uniti contro un intero popolo colpevole di voler sopravvivere senza più occupazione militare. Otto anni di una guerra coloniale per il controllo geopolitico di quelle aree e di quei corridoi  per il passaggio di gas e petrolio.  Altro che “sostenere questo fardello per un futuro migliore”: è proprio una excusatio non petita ribadire che “non lo facciamo certo per imporre la nostra volontà e i nostri interessi”. Che gigantesca menzogna davanti al riarmo, davanti ai profitti multimiliardari delle Corporations dell’apparato bellico industriale, davanti alle armi tecnologiche ed alle spese militari stellari che devono servire all’industria pesante USA a risollevarsi dalla crisi. Che gigantesca menzogna davanti ai brogli elettorali che hanno reimposto la figura dell’impostore Karzai in Afghanistan: aumentare di 30.000 unità l’esercito invasore per sostenere un governo pieno di criminali e di signori della guerra, ignorando l’appello più volte lanciato dalla società civile afghana che ha chiesto il ritiro delle truppe straniere e ignorando soprattutto le montagne di cadaveri, le vittime civili prodotte coi bombardamenti e i rastrellamenti nei poveri villaggi dove si nascondono i talebani. Vergogna, presidente Obama. Ancora una volta due pesi e due misure. Onorare il sacrificio dei soldati invasori e ignorare il sangue dei vinti e degli oppressi. Ecco una speciale continuità dell’imperialismo a stelle e strisce!! I morti che produciamo noi con la nostra guerra per la democrazia sono un effetto collaterale, invece i morti statunitensi sono l’eroico sacrificio per preservare la pace. Ma dov’è la Pace ?
Può l’esercito più armato del mondo, con le armi più tecnologiche e più letali, portare la pace ? La realtà ci dice che non può e che difenderne le ragioni è ipocrisia, falsa coscienza. E di fronte alla verità della guerra che sono le sue vittime, non valgono i discorsi a giustificazione, perché sempre di un crimine contro l’umanità si tratta. E non certo per nobili scopi: ma per i soliti sporchi interessi del vecchio imperialismo americano. Giù la maschera, signor presidente. Il premio Nobel per la pace non può essere dato al capo della guerra. Colui che non soltanto ha intensificato l’escalation in Afghanistan che produrrà altre orribili quanto inutili carneficine, ma ha deciso di NON ratificare il trattato contro le mineantiuomo, quelle mine che uccidono o mutilano per sempre i bambini e i civili di questi paesi martoriati dove gli USA vanno a portare “la prosperità”. Non possiamo che convenire con Gino Strada che ha commentato così: dare il Nobel per la pace al presidente degli Stati Uniti è come dare il Nobel per la castità a Cicciolina…. Il prossimo lo daranno ad Attila, alla memoria”.


Rete Nazionale Semprecontrolaguerra





domenica 6 dicembre 2009

Gli esperimenti segreti della Snia Bpd di Colleferro


Tutti o quasi sono a conoscenza dei principali misfatti ai danni dell'ambiente delle aziende del Comprensorio Industriale di Colleferro. Non molti invece sanno che all’interno della SNIA BPD 25 anni fa ci si è resi di fatto partecipi dell’occultamento di prove relative ad una delle famose stragi ancor oggi senza colpevoli. "Scoprite la verità sul MiG-23 libico (caduto a Castelsilano) e avrete trovato la chiave della strage di Ustica", disse nel 1990 l'ex presidente del Senato Giovanni Spadolini. Aveva ragione. Dalle ultime battute dell’inchiesta emerse con chiarezza che la versione sull’ “incidente" del Mig, fornita dall'Aeronautica e avallata dal governo dell'epoca, era falsa. Quel caccia, si schiantò sulla Sila "nel giugno del 1980" - non il 18 luglio - e verosimilmente la stessa sera del DC9 Itavia. Per quanto riguarda la strage di Ustica ancora oggi ci sono ricorsi in appello; per ultimo la stessa Itavia, come parte civile, con sentenza della cassazione nel 2009. Ma il MiG libico che fine fece? Nel Capo 2° – Capitolo XV – Gli esperimenti della Snia BPD di Colleferro della sentenza-ordinanza ne abbiamo notizia. Alcune parti del MiG non vennero restituite ai libici e nel 1984 il SIOS (Servizio Informazioni Operative e Situazione) fece richiesta al S.I.S.MI (Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Militare) per l’affondamento di alcune casse contenenti i materiali in questione, operazione che non venne mai attuata. Il 9 novembre 1984, però, diversi di tali reperti furono trasportati presso il Centro Balistico della Società SNIA-BPD, nello Stabilimento di Colleferro, per una prova di scoppio in “anfiteatro” della testa di guerra del missile Aspide. Ciò al fine di verificare la capacità di missili occidentali nel perforare schermi di acciaio di velivoli in dotazione al Patto di Varsavia e a paesi d’interesse come la Libia. Sulla condotta dell’esperimento sono stati espressi molti dubbi e nelle carte sequestrate presso la Snia BPD non è stata rinvenuta alcuna documentazione di questa prova. Quello che si può dire è che in tal modo l’Aeronautica Militare di fatto cancellò le ultime prove che forse oggi avrebbero potuto ricondurre al collegamento tra “gli incidenti” del MiG libico e del DC Itavia. Nel patto di “amicizia” da 5 miliardi di dollari con la Libia, il nostro Governo potrebbe anche farsi rivelare cosa è avvenuto quel 27 Giugno 1980, in cui sappiamo per il momento solamente che persero la vita 81 persone.

giovedì 12 novembre 2009

Arrestato Turi Vaccaro- Pellegrino di Pace

(Turi e Alberto)

La Rete nazionale Disarmiamoli! chiede l'immediato rilascio del militante pacifista

Turi Vaccaro, il "pellegrino di pace", noi tutti conosciamo perché nel 2005 è stato protagonista in Olanda di una storica azione pacifista: penetrato in un aeroporto militare della NATO aveva reso inservibili 2 aerei da combattimento F16 distruggendone i comandi a martellate.

Dopo aver partecipato alla Marcia per la Pace e la nonviolenza di Domenica, nei giorni successivi aveva interrogato a lungo i suoi sogni e aveva a lungo meditato per capire quale poteva essere il suo contributo personale all'affermazione della nonviolenza. Non sopportava l'idea che ci fosse un'altra base militare e voleva ribadire la priorità degli usi civili della terra che ci appartiene. L'estate di S. Martino (11 novembre) gli era sembrata simbolicamente favorevole alla sua semina e anche il Santo, patrono dei pellegrini.

Ieri pomeriggio è penetrato nella parte militare del Dal Molin insieme ad Agnese Priante del gruppo donne del Presidio.Aveva con se un disegno solare che le aveva affidato Alice delle Piagge (Firenze) dove era passato di recente percorrendo il suo itinerario di cammino della pace e della nonvilenza (Napoli-Vicenza) durato più di tre mesie conclusosi a Vicenza domenica 8 novembre. Diceva che lo aveva ricevuto proprio per favorire questa azione. Aveva preparato i semi secondo il sistema dell' agricoltura biologica di Fukuoka. (Inserimento dei semi in palline di argilla - la stessa del Dal Molin).

Li ha seminati insieme alla sua accompagnatrice. Poi sono stati fermati dai carabinieri della SETAF. Ora Turi è nel carcere di S.Pio X. L'accompagnatrice è stata rilasciata. Turi sarà processato domani per direttissima dal Tribunale di Vicenza.
La Casa per la Pace, il Tavolo della Consultazione e il Comitato vicentino della Marcia Mondiale solidarizzano con Turi sottolineando il carattere del tutto nonviolento della sua azione per la quale personalmente era disposto fin dall'inizio a pagare il prezzo eventuale di una incarcerazione.
Vicenza,12 novembre 2009

mercoledì 21 ottobre 2009

La mia idea di pace. IO RIPUDIO LA GUERRA e sostengo Emergency.



“La nostra idea di pace” è da oltre 15 anni un progetto molto concreto: oltre 3 milioni e mezzo di persone curate in ospedali, centri chirurgici, pediatrici e di riabilitazione che Emergency ha costruito e che gestisce per garantire assistenza medico chirurgica gratuita e altamente specializzata alle popolazioni dei paesi colpiti dalla guerra e dalla povertà. Se questa idea di pace è anche la tua, puoi sostenerla con la tessera di Emergency. Contribuirai così a dare attuazione a un diritto umano fondamentale – il diritto alla cura – e diventerai sostenitore e testimone di un progetto di pace possibile e reale. Puoi fare la tessera di Emergency con una donazione di € 30 oppure € 20 sotto i 25 anni e oltre i 65. La tessera di Emergency dà inoltre diritto a ottenere sconti e facilitazioni presso librerie, teatri, gallerie d’arte in tutta Italia ed è valida da Gennaio a Dicembre dell’anno in corso.
Il 24 e il 25 ottobre potrai fare la tessera presso i banchetti di Emergency in 200 piazze italiane.
Il gruppo Emergency di Colleferro sarà presente a Segni in occasione della 52a Sagra del Marrone in Piazza Pericle Felici, zona Cattedrale.

Per info: http://www.emergency.it/ ; emecolleferro@libero.it ; tel. 3356545313

domenica 18 ottobre 2009

APPELLO ALLA PARTECIPAZIONE
“SE VUOI LA PACE LOTTA CONTRO LA GUERRA”

A te che hai partecipato alle marce per la Pace,
a te che avevi appeso la bandiera arcobaleno al tuo balcone,
a te che hai firmato petizioni contro la guerra e per il ritiro delle truppe,
a te che sei scesa/o in piazza per chiedere la fine della guerra permanente,
travestita da missioni di pace,
a te che hai chiesto di tagliare le spese militari per riconvertirle in spese sociali,
a te che vorresti chiudere le fabbriche di armi per produrre beni per la vita,
e non più strumenti di morte,
a te che vorresti chiudere le basi militari perché minacciano la vita di altri popoli
e la salute del tuo paese,
a te che hai protestato contro le bombe atomiche ed hai chiesto il disarmo come unica sicurezza,
a te che hai contestato la retorica patriottica che giustifica la morte e la distruzione,
a te che ami la vita e odi la guerra perché non capisci la parola nemico,
a te che vuoi un’Italia di pace, solidale con gli altri popoli e non più complice della guerra globale,
a te che ripudi la guerra “ come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”,
a te che guardi alla Palestina, al Kurdistan, all'Africa, all'Iraq, all'Afghanistan, all'Iran, a tutto
il Medio Oriente e lotti per una politica di pace, perchè l'Italia esca dalle alleanze di guerra

RIVOLGIAMO QUEST’APPELLO PER TORNARE A PARTECIPARE ALLE INIZIATIVE CONTRO LA GUERRA,
PER SOSTENERE ANCORA IL MOVIMENTO CHE LOTTA PER LA PACE,
NELLE PIAZZE, NELLE SCUOLE, NELLE UNIVERSITA’, NEI LUOGHI DI LAVORO

IL 4 NOVEMBRE GIORNATA DELLE FORZE ARMATE
SCENDIAMO IN PIAZZA CONTRO IL MILITARISMO,
CONTRO LE MISSIONI DI GUERRA,
PER IL RITIRO DELLE TRUPPE DALL’AFGHANISTAN !!

LANCIAMO IN TUTTE LE CITTA’ INIZIATIVE DI PROTESTA, CONTROINFORMAZIONE, PRESIDI, AZIONI DIMOSTRATIVE.

A ROMA SIT-IN A PIAZZA NAVONA- DALLE 15 ALLE 19
PATTO PERMANENTE CONTRO LA GUERRA- ROMA OTTOBRE 2009

LA GUERRA E’ UN CRIMINE CONTRO L’UMANITA’
E’ ANCHE UN MISFATTO ECONOMICO
PERCHE’ STORNA RISORSE DAI BISOGNI SOCIALI AGLI STRUMENTI DI MORTE:

ALCUNI ESEMPI


La Guerra in Afghanistan costa in euro 3 milioni al giorno per mantenere in stato di occupazione militare circa 3000 uomini con gli strumenti di morte e distruzione tecnologicamente avanzati. In moneta afghana ciò che l’Italia ha speso dal 2001 per la guerra avrebbe potuto produrre 600 ospedali e 10.000 scuole - secondo i dati forniti da Gino Strada.
In Italia con 3 milioni di euro al giorno si potevano risolvere in tutte le regioni i problemi dei rischi idrogeologici e del riassetto territoriale.

Il piano di acquisto e assemblaggio - a Novara - dei cacciabombardieri atomici F35 prevede la spesa di 13 miliardi di euro a rate fino al 2026 per la coproduzione e l’acquisto di 131 aerei da guerra ribattezzati “dalle ali d’oro”. Un delirio di potenza militare che serve a devastare altri popoli ed a togliere risorse alla cura della vita e della terra nei nostri territori.

Lo specchietto qui sotto riportato ci mostra la gigantesca distruzione di risorse operata dalle spese militari (fonte Manlio Dinucci)

spesa militare mondiale nel 2007= 1.340 miliardi $ = + 45% rispetto al 1998 = 2.5 milioni di dollari alminuto. Nel 2009 prevista a 1.500 miliardi di dollari. (SIPRI)

spesa militare NATO= 3/4 della mondiale = 985 mld di $ (febbraio 2009 - SIPRI)spesa militare USA= 666 mld di $ (2008)

spesa militare ITALIA= 30 mld di $ (2008)spesa militare mondiale di 7 giorni = 30 mld $ = soluzione crisi alimentaremondiale per 1 anno (FAO)


NO ALLE SPESE MILITARI
NO ALLE MISSIONI MILITARI – RITIRIAMO LE TRUPPE DALL’AFGHANISTAN








martedì 6 ottobre 2009

Stop alla sporca guerra dell’Afghanistan.
Ritiro immediato delle truppe italiane

Il 4 novembre una giornata nazionale di
mobilitazione antimilitarista in tutte le città



Lunedì 21 settembre s’è tenuta un riunione d’emergenza del Patto contro la guerra per discutere gli sviluppi del conflitto sul fronte afgano che hanno visto il contingente militare italiano subire il suo colpo più duro in questi otto anni con l’uccisione di sei parà della Folgore. I contraccolpi di questo evento sono rilevanti ai fini dell’azione dei movimenti No War.

Si conferma che – nonostante un sostanziale accordo politico bipartizan sulle missioni di guerra – la maggioranza della società è contraria alla presenza dei militari italiani in Afghanistan e favorevole al loro rientro. Si riaffaccia la contraddizione tra la maggioranza parlamentare a favore della guerra e la maggioranza sociale che resta contraria. Se ciò innescherà contraddizioni anche a livello parlamentare sia nella maggioranza che nell’opposizione è tutto da verificare.

Alla luce dell’escalation del ruolo attivo dei militari italiani nella guerra, si conferma la pesantezza della scelta fatta dai partiti di sinistra nel governo Prodi di non aver aperto questa contraddizione quando c’erano le condizioni per farlo. Una autocritica pubblica, ponderata e di prospettiva, è un passaggio non eludibile nel rapporto con i movimenti No War che in questi anni si sono battuti con continuità e coerenza contro le missioni di guerra all’estero ma anche nel rapporto con la società.

La guerra e il mattatoio afgano non possono che peggiorare nella prossima fase. La NATO e gli USA in Afghanistan stanno perdendo la guerra e la faccia, per questo intendono accrescere lo sforzo bellico. Le illusioni che la partecipazione alla guerra preventiva portasse benefici attraverso la rapina delle risorse degli altri popoli o le ricadute economiche della spesa militare, sono state spazzate via dalla crisi. Crescono tra i militari e le classi dirigenti le spinte a mettere l’opinione pubblica di fronte al fatto che l’Italia è in guerra, dunque a mettere da parte le ipocrisie sulle “missioni di pace” ed a imporne le conseguenze nella gestione dell’informazione, della politica e del sistema legislativo.

Per questi motivi riteniamo che i movimenti contro la guerra possano e debbano svolgere una funzione di attivizzazione e riferimento per tutti coloro che in modi e con sensibilità diverse si oppongono alla guerra e alle sue ricadute.

1) Il Patto contro la Guerra propone di mettere in moto un processo di confronto e iniziativa per il ritiro delle truppe italiane dall’Afghanistan, per severi tagli alle spese militari e l’uso delle risorse per le spese sociali, per lo smantellamento delle basi militari a cominciare dal blocco della base di Vicenza che deve riguadagnare la sua dovuta dimensione di “questione nazionale e non locale”. Questo processo deve connettersi già da oggi alle mobilitazioni sociali e sindacali previste per l’Autunno.

2) Proponiamo di convocare una prima giornata nazionale di mobilitazione antimilitarista su questi contenuti per il prossimo 4 novembre (giornata della retorica militarista) con iniziative in tutte le città (cortei, sit in, azioni, assemblee in piazza) e di convocare assemblee pubbliche nel mese di ottobre per discutere le iniziative.

3) Non escludiamo la possibilità di convocare una manifestazione nazionale entro l’Autunno sulla base di una verifica del percorso, delle possibilità e delle disponibilità delle varie situazioni locali ma soprattutto sulla base della realtà sul fronte di guerra.

sabato 3 ottobre 2009



Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza

È partita dalla Nuova Zelanda il 2 Ottobre 2009, anniversario della nascita di Gandhi, la Marcia Mondiale per la pace e la Non violenza. Una proposta concreta di mobilitazione sociale senza precedenti che accomunerà tutti i continenti in un unico percorso, quello della pace: 6 continenti, 90 paesi, 160.000 km di strada. Una marcia che ha origini lontane: è stata lanciata durante il Simposio del Centro Mondiale di Studi Umanisti di Punta de Vacas, in Argentina, il 15 novembre 2008, da un'idea di Rafael de la Rubia. Nata per creare coscienza rispetto alla situazione mondiale in cui versa l’umanità al giorno d'oggi: una realtà minacciata dalla lotta agli armamenti, da conflitti nucleari e dall’occupazione militare dei territori. Una realtà che chi marcia ha deciso di cambiare.
L’associazione umanista Mondo senza Guerre ha promosso l’evento, tante persone da tutto il mondo stanno contribuendo a realizzarlo. Anche l’Italia marcia, col resto del mondo. Numerosi sono gli eventi e le iniziative in programma nei vari comuni del nostro paese. Il 2 ottobre a Roma il concerto dedicato alla Marcia. La proposta degli organizzatori è che la Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza diventi la più grande marcia mondiale di cui l'umanità abbia avuto notizia con l'adesione di centinaia di organizzazioni nel mondo.
Anche la Rete per la Tutela della Valle del Sacco aderisce e ribadisce che il “sistema guerra” passa anche attraverso l’industria bellica presente nel nostro distretto con la produzione di armamenti a Colleferro dal 1912 e rendendo le industrie complici senza scusanti dei disastri provocati nei teatri di guerra. Precisiamo che le guerre, con la complicità anche delle “bombe intelligenti”, provocano in percentuale 10 morti tra i militari e 90 tra i civili. E non abbiamo mai visto un militare in “missione di pace” con una bandiera arcobaleno piuttosto che su un carro armato o con un mitra in mano. L’ipocrisia non fa parte del nostro pensiero.
http://www.marciamondiale.org/

lunedì 21 settembre 2009

Dolore e dottrina in filodiffusione

Stamattina mi trovavo in un supermercato di Anagni. Gira in filodiffusione una musica qualsiasi, potrebbe essere la stessa di quindici anni fa. L'atteggiamento con cui si sta in un supermercato non è mai diverso di giorno in giorno, quindi perché cambiare la musica?
Arrivato il mio turno per pagare alla cassa, si ferma la musica. Sono le 12. La responsabile annuncia al microfono che va osservato un minuto di silenzio. Rapidamente ricerco con la mente il fatto che merita la celebrazione nel dolore. E' vero, sei soldati italiani sono morti in Afghanistan. Il microfono si chiude, la commessa resta ferma in piedi, i clienti alla cassa immobili, immobili quelli fra gli scaffali, e quelli che entrano nel supermercato, prima sorpresi, poi entrano placidamente nell'ovatta immobile. Io guardo nel vuoto, oltre la vetrina. La prima immagine che si stende nella mia testa, arrivata chissà da dove, è quella delle condanne a morte a cui i cittadini sono invitati ad assistere in alcuni paesi del mondo. Penso all'Iran, allo stesso Afghanistan. Partite di calcio con intermezzo di lapidazione. Particolari macabri sospinti in occidente dal mito oppure reale costrizione a prendere parte a un fatto collettivo?
Ogni secondo mi sembra interminabile e resto frastornato. Non vorrei essere lì. Non provo empatia per quel momento. Esiste un confine fra l'indifferenza per la morte di sconosciuti e il rallegrarsi perché alcuni soldati non potranno più combattere. Perché un gesto pubblico così grossolano deve assoggettare la sensibilità di ognuno a una celebrazione che io giudico volgare nelle intenzioni? Perché è così che io considero il cordoglio generalizzato, imposto da un finto sentire comune che ha il senso di una circolare ministeriale.
Mentre spero inutilmente che i secondi scorrano più del possibile, mi chiedo: come è possibile che siamo diventati così meccanici? Fare o non fare, dispiacersi o ridere come un atto orchestrato. Occorre forse il via ufficiale per dare inizio al pianto? Non è il cordoglio un momento privato, individuale o di un gruppo, ma comunque privato?
E' finito il minuto, riparte il nastro della cassa. E' tutto sparito e la gente riprende a pensare, disinvolta. Esco frastornato dal negozio.
Prima di arrivare a casa passo da una mia parente. La tv è accesa sul funerale degli eroi di stato. Il funzionario del clero pronuncia parole puerili, inutili, orribili. Provo tristezza per le loro famiglie, certamente gli unici a soffrire davvero, e in modo insopportabile. Ma trovo inaccettabile la blanda retorica spalmata dappertutto nelle nostre vite quotidiane. E che siamo spinti ad accettarla, pena forse l'esclusione sociale, è orribile.
Sono morti, purtroppo, sei militari in guerra. Complici, ma anche vittime, in una misura complessa da comprendere. Stanno morendo, ogni giorno, centinaia di civili afghani. Vittime, e in misura minuscola, distribuita, responsabili per non aver constrastato abbastanza decenni di dittatura. Ma pagano un prezzo drammaticamente smisurato per questa responsabilità. E pagheranno le loro generazioni.
Succede anche da noi questo suicidio a rallentatore. A morire il diritto ad assumersi ognuno la propria responsabilità. Così esistiamo in un tempo dove tutto diventa legittimo in nome di cause che non sono nostre e che non abbiamo voluto. Ecco, forse, qualcosa per cui valga la pena organizzare un funerale collettivo.

martedì 1 settembre 2009

CIAO TERESA


Teresa Sarti
28 marzo 1946 - 1 settembre 2009




Dopo avere insieme condiviso per quindici anni il tempo dell'amicizia, del rispetto per la vita e per la sofferenza di tutti, dopo il lungo tempo di affetto, di speranze di timore per la sua sorte personale, Emergency annuncia la morte della sua presidente Teresa Sarti Strada. Con la stessa apertura e con la stessa semplicità che aveva voluto per la vita di Emergency, Teresa ha accettato anche in questi suoi ultimi giorni la vicinanza di tutti coloro che hanno voluto esserle accanto. La serenità consapevole con la quale è andata incontro alla conclusione del suo tempo ha espresso il coraggio e la determinazione che rappresentano la verità della nostra azione in un'attività che ha dato senso alla sua e alla nostra esistenza. La dolcezza del ricordo coincide per noi con il rinnovo dello nostro impegno per la pace e per la solidarietà.


EMERGENCY

domenica 2 agosto 2009

Produzione Simmel Difesa in Video





La Chemring PLC (UK) proprietaria della Simmel Difesa SPA di Colleferro ci mostra la produzione di munizionamento, di cui si hanno poche tracce se non nel sito oscurato dal 2004. E' naturale che ci facciano vedere solamente la tecnologia avanzata e le prove di tiro. E' un'industria che deve vendere e gaudagnare denaro. Armi anticarro (panzerfaust), missili, (su MLRS e a lunga gittata), munizionamento navale (diversi calibri), bombe da mortaio (illuminanti e non), spolette (di tutti i tipi). Chi si vuole fare una opinione sugli effetti, che non sono quelli delle prove, può invece visionare gli altri video presenti su questo blog. La presenza dell'industria bellica sta raggiungendo il secolo di presenza (prima produzione nel 1914-BPD) ed è importante fare un quadro complessivo tirando le somme. Noi tutti abbiamo il compito di provvedere alla creazione di una cultura di pace anche per il disinserimento di questo tipo di attività dal quadro produttivo del comprensorio sostituendole con tipologie diverse di produzione e permettendo così la restituzione di una dignità a questo territorio.

mercoledì 15 luglio 2009


Comunicato della Rete Nazionale Disarmiamoli !


Afghanistan, Ucciso un parà della Folgore.Intaccata l'immagine dei mezzi Lince.

Un paracadutista italiano morto, tre soldati feriti nell'esplosione di un ordigno che ha coinvolto il mezzo su cui transitavano a circa 50 chilometri da Farah , Afghanistan. Due dei tre feriti sono gravi, il terzo ha un braccio rotto. Lo ha annunciato con un comunicato il Regional Comand West delle forze della NATO. L'episodio, dice la nota, è avvenuto a circa 50 chilometri a nord est di Farah.
Terminata - insieme al governo Prodi - la disgustosa retorica del peacekeeping, l’esecutivo di centro destra gestisce la partecipazione italiana all’occupazione di quel paese per quello che è: una politica di guerra, aggressiva e determinata a condividere apertamente con gli alleati continue offensive militari contro la complessa rete di resistenza, sbrigativamente classificata come “talebana”.
La prima Legge finanziaria varata dall’esecutivo berlusconiano ha praticamente raddoppiato la spesa per le missioni militari all’estero. Grandi manovre sono in atto per spostare dai vari avamposti tricolori (soprattutto dai Balcani e dal Libano) uomini e mezzi sul fronte afgano, che si rivela ogni giorno di più il tallone d’Achille della NATO.
Liberato il campo dagli oceani di retorica che contraddistinguono la gestione d’ogni operazione di guerra, emergono vieppiù le ragioni di fondo del coinvolgimento italiano in quel conflitto, per la gestione del quale ad ogni paese vanno specifiche ricompense e profitti.
La morte del caporalmaggiore Alessandro Di Lisio ha evidenziato, in questo caso, l’inadeguatezza dei mezzi da trasporto LINCE (Veicolo tattico leggero multiruolo - prodotto Iveco LMV), unici sino ad oggi in grado di garantire un alto livello di incolumità alle truppe italiane. La notizia, oltre ad indicare un salto di qualità nelle capacità militari della locale resistenza, ci rimanda ad una delle fondamentali funzioni di una guerra guerreggiata: la messa in prova in un contesto reale della più moderna e “competitiva” produzione bellica. Le recenti ed incredibili performance dell’industria militare italiana nel mondo, con una crescita 220% nella vendita di armi nel 2008, evidenziano così una delle molle fondamentali che spingono governi d’alterne coalizioni a partecipare alle varie occupazioni neocoloniali. Le commesse miliardarie strappate recentemente da Finmeccanica ed Iveco su mercati delicatissimi – USA, Israele – sono la ricompensa, più che per la qualità dei mezzi, per il servizio reso dalle truppe.
Nell’espletamento di questa “nobile” missione si può perdere la vita. I soldati di professione ne sono coscienti ed evidentemente disposti alla posta in gioco. Le migliaia di civili innocenti, massacrati dai potenti mezzi inviati dai vari Ministri della Difesa sicuramente no. Per loro non ci sono mai funerali di Stato ne parole commosse del Presidente della Repubblica di turno.
Otto anni di bombardamenti, torture, morte e distruzione hanno sortito il solo effetto di rafforzare la resistenza contro gli occupanti. Non sarà oggi più guerra a risolvere il problema.
L’unica soluzione al bagno di sangue in atto in Afghanistan è il ritiro incondizionato di tutte le truppe della NATO. Per quest’obiettivo il movimento contro la guerra si è sempre battuto - contro governi di centro sinistra e di centro destra - e continuerà a battersi nel prossimo futuro.

lunedì 29 giugno 2009

Gino Strada: il 4 luglio sarò con voi


Intervista a Gino Strada, dal dibattito “Dalla foresta di Sherwood
verso il 4 Luglio a Vicenza” del 23 Giugno, presso lo Sherwood festival 2009


In vista della manifestazione del 4 Luglio indetta a Vicenza, a cui Emergency ha già aderito, con te vogliamo riflettere sugli scenari della guerra attuali, in particolare in Afghanistan. Come puoi descriverci il volto della guerra?

Il volto della guerra è quello di sempre: la decisione insensata di sopprimere vite umane, per la maggior parte civili, per una qualsiasi ragione. Il tutto si traduce in una perdita di umanità. In particolare in Afghanistan, ma anche in altri paesi, la guerra, che oggi viene chiamata pace, dura ormai da un tempo superiore a quello della seconda guerra mondiale.
C’è un altro pezzo di mondo nel quale lo stato di guerra non è dichiarato, ma di fatto esiste: l’Africa, luogo in cui Emergency è presente. Come si declina qui la parola guerra?

Ogni guerra ha la sua particolarità, l’Africa si caratterizza per lo sfruttamento dei bambini soldato. In realtà è un grande paese che avrebbe bisogno di cibo, sanità e istruzione, ma che si trova invece coinvolto nei giochi delle grandi potenze e tutto questo crea disastri umani.
Ci si chiede se l’elezione del presidente Obama negli Stati Uniti possa lenire l’attuale coniugazione della guerra, pur consapevoli che non sarà estirpata alla radice.

Sono molto scettico sui cambiamenti politici, e sulle aspettative che essi creano. Emergency sta collaborando attualmente con i ministri della sanità di nove paesi africani, per costruire un piano sanitario nazionale che si basi sui principi comuni della qualità e della gratuità. Questo piano costerebbe 250 milioni di dollari, pari a otto ore di guerra in Iraq. Basterebbe che i soldati presenti in Iraq prendessero un solo giorno di riposo. Io mi aspetto questo dai potenti, che riflettano su quanto poco basterebbere per risolvere le tragedie più gravi dell’umanità. Invece c’è una totale insensibilità.

Il 4 luglio a Vicenza sarà una grande giornata per dire no al Dal Molin.

Io sarò con voi.

domenica 28 giugno 2009



sabato 27 giugno 2009

"Aiutaci a combattere la guerra ad armi pari"

martedì 16 giugno 2009

La guerra dei bambini - Pappagalli Verdi

(visione consigliata ad un pubblico adulto)

Ogni volta che vedo immagini come quelle proposte da questo video mi viene una grande voglia di fuggire lontano dove la realtà non è raggiungibile. E' un tempo infinito che allontano immediatamente. Torno e devo comunicare per condividere la mia rabbia, impotente di fronte a tanto orrore, ma nella certezza o almeno speranza che un giorno tutto ciò non si ripeta. Se questo è l'essere umano io non lo sono, ma mi sento libero e quindi dico le cose come stanno, come non ce le fanno mai vedere e come non vogliamo che ce le dicano o facciano vedere. Dalla mia coscienza accetto le uniche imposizioni.

TUTTI A VICENZA IL 4 LUGLIO





Nella Valle del Sacco persistono industrie che partecipano direttamente con le loro produzioni alle occupazioni militari. Colleferro è militarizzata dal 1912 e ciò ha permesso il terrorismo ambientale che viviamo nel nome del decreto regio n. 1161 dell'11 Luglio 1941. Andiamo a Vicenza il 4 Luglio e facciamo sentire l'Eco della Valle nel nome della riconquista e dell'indipendenza dei territori dai costruttori di morte.




sabato 6 giugno 2009

RaiNews24 - Terra Esplosiva
(di Elisa Marincola e Flaviano Masella)

La Simmel Difesa Spa di Colleferro, che a fine 2004 ha oscurato il proprio catalogo on-line contenente diversi modelli di queste armi, continua a presentare nelle fiere di armamenti componenti di cluster. Le cariche modulari per proiettili da 155mm utilizzabili anche per i BCR (Bomblets Cargo Round) contenenti 63 sub-munizioni risultano ancora in essere nella tipologia di armamenti prodotti dalla Simmel Difesa. Si rammenta che il triangolo di cooperazione Italia-Germania-Israele permette oggi alla IMI israeliana (azienda di armamenti) di avere in catalogo la stessa tipologia di cluster bombs e che Israele non ha firmato il trattato internazionale per la messa al bando di tali armamenti. Israele il 13 Maggio 2009 ha consegnato ai peacekeeper delle Nazioni Unite le mappe dei luoghi in cui in Libano ha lanciato le cluster bomb, le cosiddette bombe a grappolo, durante il conflitto del 2006 con i guerriglieri di Hezbollah.

mercoledì 3 giugno 2009

C'è un industria che non conosce crisi ed è quella degli
armamenti; ma solo nei fatturati.

C'è un made in Italy che non conosce crisi. Un'industria fiorente, competitiva e assai apprezzata dai mercati esteri, il cui fatturato quest'anno è letteralmente schizzato alle stelle. Dall'ultimo rapporto della Presidenza del Consiglio sulle esportazioni, importazioni e transito dei materiali d’armamento emerge che nel 2008, ad esempio, i pagamenti autorizzati (su commesse, va precisato, anche degli anni precedenti) hanno avuto un incremento di valore pari al 222% rispetto al 2007, passando da 1.329.810.000 euro a 4.285.010.000. In particolare, vale la pena soffermarsi sul valore delle esportazioni definitive, per le quali è previsto il corrispettivo regolamento finanziario pari a 3.046.103.844,95 euro, mentre nel 2007 l'importo ammontava a 2.369.006.383 euro. Rispetto al 2007, si è avuto un incremento del valore delle autorizzazioni alle esportazioni, al netto delle "operazioni Intergovernative", pari al 28,58% (contro il l 9,4% dell’anno precedente). Ed è proprio in questa fetta di autorizzazioni fuori dalle produzioni dirette degli Stati che si annidano le consegne più 'problematiche' del business.Ma di quali problematicità si tratta, se in Italia la legge che stabilisce i confini legali delle transazioni internazionali d'armi (legge 185, 1990) vieta le esportazioni di armi ai Paesi belligeranti, a quelli i cui governi siano responsabili di accertate violazioni dei diritti umani e ai governi che destinano al proprio bilancio militare risorse eccedenti le esigenze di difesa del paese? L'anello debole della normativa, peraltro assai scrupolosa, risiede nei paesi che vengono ritenuti idonei agli acquisti: una decisione presa con somma indulgenza da organi delle Nazioni Unite o dell’Unione Europea.Succede pertanto, in modo assolutamente lecito, che il principale destinatario di armamenti italiani sia la Turchia, che con oltre 1 miliardo di euro si aggiudica da sola, nel 2008, una fetta di quasi il 36% delle autorizzazioni, nonostante l'ultimo rapporto di Amnesty International denunci il Paese mediorientale per continue violazioni dei diritti umani. Viene esclusa dalla lista dei Paesi sotto embargo Onu o Ue anche la Cina, che esegue in media 22 condanne a morte al giorno (dati Amnesty) e continua la dura repressione delle minoranze etniche. E che dire delle armi a firma italiana esportate con imparziale par condicio contemporaneamente in India e Pakistan, anch'essi ritenuti paesi "non belligeranti"? Anche Israele risulta estraneo ai conflitti. A Tel Aviv sono destinate infatti aerei, armi, sistemi d'arma ad energia diretta, tecnologie e altro materiale parabellico per quasi 1,9 milioni di euro. Nel Sud del mondo, l'Africa "spara" italiano. La parte del leone la fa l’Africa del Nord, in particolare svettano le cifre delle commesse con l’amico Gheddafi, per un valore complessivo superiore ai 93 milioni di euro. Subito dopo si collocano l'Algeria e altri paesi dell'Africa Subsahariana, come la Nigeria e il Kenya, squassati da anni di guerriglia. La Tabella 15 del Rapporto pubblicato sul sito del Governo è estremamente precisa: paese acquirente, valore delle autorizzazioni alla vendita, descrizione del prodotto (aeromobili, siluri, razzi, missili e accessori, armi di calibro uguale o inferiore a mm 12,7; munizioni, ecc.). goroso codice etico, messo a punto con l'aiuto di alcune associazioni non governative.

(Fonte: Virgilio)

L'industria militare nel Lazio
•Il Lazio è una delle regioni italiane di maggiore rilevanza per presenza di attività industriale militare con oltre 46 aziende, specializzate in un’ampia gamma di tecnologie e servizi del comparto, e con circa 19.000 addetti.
•Il territorio regionale vede la presenza di molte imprese legate al comparto sia in quanto appartenenti al settore per la costruzione di aeromobili e veicoli spaziali, sia in quanto produttrici di software e sistemi informatici, sia in quanto produttrici di armi.
•Nella zona della Valle del Sacco, troviamo a Colleferro la Simmel Difesa (armi e munizioni), Avio spazio (per la propulsione aerospaziale) e più a sud nella provincia di Frosinone Agusta Westland (elicotteri).

L'industria militare in Europa
•In Europa nel settore industriale militare tra il 1993 e il 2003 sono stati cancellati 750 mila posti di lavoro (da un milione e 522 mila a 772 mila).
• La riduzione percentuale del numero di occupati dal 1993 al 2003, nell'industria della difesa, oscilla intorno al 30 % della Francia e Svezia, a circa il 50 % di Germania, Italia e Regno Unito, al 60 % di Polonia e Spagna fino a quasi il 70 % della Bulgaria (per limitarci ai 7 paesi principali).

Prospettive Europee
Tutti gli studi e analisi del settore convergono nel prevedere nel prossimo futuro una nuova riduzione degli occupati pari al 30%, per effetto sia di acquisizioni e fusioni, sia di razionalizzazioni impiantistiche, tecnologiche, di prodotto-mercato, ma anche di delocalizzazioni produttive in paesi low-cost.

(Fonte: Gianni Alioti-FIM Cisl)








L'industria Bellica a Colleferro
(ver. 1.1 - Aprile 2009)


Questo documento è la sintesi di un lavoro di ricerche sull'industria di armamenti di Colleferro. Una prima versione è stata pubblicata da Peacelink nel Febbraio 2007 ed è l'unico documento di approfondimento attualmente circolante. C'è da ricordare che l'inquinamento da Betaesaclorocicloesano è derivante dagli scarti di produzione della SNIA BPD, azienda madre dal 1912. La SNIA BPD è stato il primo polverificio in Italia.

martedì 2 giugno 2009



Contributo per Novara 2 Giugno 2009 - No F35

Coordinamento Contro La Guerra Valle del Sacco




Il Coordinamento Contro La Guerra Valle del Sacco da tempo contribuisce a far comprendere che la guerra non è solo ciò che ci viene mostrato dalla minimalizzazione dei media nazionali, ma che il suo esistere dipende in misura determinante dalle "fabbriche della morte". Chiunque cerchi di trovare un significato logico alla GUERRA o alla mistificazione della parola stessa con “missioni di pace” può stare certo che attraverso il video fugherà ogni suo dubbio. La costruzione, la vendita e l’acquisto di armamenti ha effetti positivi solo per i bilanci delle società interessate e per i governi che tendono ad una folle corsa al riarmo dettata dall’inconsapevole apparenza di avere sistemi di difesa adeguati. Oggi i governi misurano la propria forza allineando armamenti e uomini lungo i propri confini tagliando risorse a sanità, istruzione, lavoro, stato sociale. Con il termine “capitalismo della distruzione” si identifica lo scenario messo in atto da alcuni soggetti che attraverso la circolazione di enormi capitali e l’applicazione di strategie economiche stanno già prospettando i futuri teatri di guerra. Noi dobbiamo fermare tutto ciò, cercando di non rimanere impassibili di fronte a chi vuole condizionarci ad arte imprimendoci sintomi di terrore e paura. E’ ora che la coscienza di ognuno di noi permetta, con agire comune, di riappropriarsi dei poteri decisionali non relegandoli più ad un ruolo secondario e riduttivo in cabina elettorale. E’ ora che il nostro fare si trasformi in un saper fare, in un agire consapevole, di costruzione per l’uomo e con l’uomo. La nostra non è utopia, ma speranza nel desiderio di vita dell’ essere umano.
(estratto da: "L'industria bellica a Colleferro")