mercoledì 23 dicembre 2009

Lettera aperta a “I Signori della Guerra”


Dire che produrre armi sia divertente è l’ultima cosa che avrei potuto ascoltare da una qualsiasi persona su questo pianeta. Evidentemente anche noi cosiddetti attivisti facciamo degli errori di valutazione credendo che ci sia un limite alla stupidità umana. Il giorno 4 Dicembre si festeggia Santa Barbara, patrono di Colleferro protettrice tra l’altro anche degli addetti alla preparazione e custodia degli esplosivi. L’amministrazione di Colleferro in collaborazione con la Simmel Difesa SpA, azienda produttrice di armamenti, celebra questa giornata con un tour all’interno del comprensorio ex- Snia BPD passando per i luoghi rappresentativi di una civiltà industriale oramai al declino. Si parte dal sacrario che ricorda lo scoppio del tritolo nel 1938 che provocò la morte di 60 persone e il ferimento di 1500; si passa per il luogo dove è avvenuto lo scoppio e ci sia avvia con pulmann verso la Simmel Difesa. Quasi 4 chilometri di boschi, mai visti prima, intervallati da costruzioni riconducibili alla vecchia urbanistica industriale. Arrivati sul posto in direzione Artena ci si sofferma su una lapide e qui si ascoltano le parole del rappresentante Simmel che utilizza il termine divertente per definire il lavoro nell’azienda. Sento nell’aria un senso generale di disapprovazione su quanto detto, o forse è solo una mia sensazione. Oppure è la mia forte disapprovazione che mi fa pensare che ce ne sia altra intorno a me. Ci si sposta verso il luogo del rinfresco imbattendosi in dissuasori utilizzati per aree pedonali che riproducono nella forma proiettili da artiglieria. Entrando nella sala ci troviamo in bella esposizione una mostra di produzione che, utilizzando un paragone sicuramente poco appropriato, suscita in me la stessa sensazione di un bambino che entra in un negozio di giocattoli. Riconosco quasi tutte le tipologie di armamenti. Ho passato giornate intere a studiarle però vederle in foto è una cosa, dal vivo un’altra. Avverto sguardi intorno a me. Sicuramente è una mia impressione. Forse mi considerano il male. Non c’entro nulla in questo posto e non godo del rinfresco. Ravviso la necessità di descrivere a qualcuno che alcuni componenti utilizzati per il lancio di proiettili definiti “convenzionali” - aggettivo che definisce convenzionale anche la guerra-, permettono il lancio anche dei BCR (Bomblets Cargo Round) contenenti 63 sub-munizioni ormai messi al bando dai trattati internazionali firmati anche dal nostro paese. Il problema è che la tecnologia dei BCR è in dotazione alle aziende israeliane e di conseguenza alle forze armate di questo paese, che non hanno sottoscritto tali trattati. Questo ribadisco ad un dirigente che si inserisce nel discorso. Continuo chiudendo che in questo modo le normative possono essere aggirabili in quanto io azienda posso non produrre cluster-bombs, ma solamente alcuni componenti per renderle funzionali. Mi viene anche in mente che il Governo italiano continua ad avere rapporti preferenziali con Israele che ha sganciato milioni di queste bombe a grappolo sul Libano, ma questo non lo dico per non inasprire il discorso. Vorrei avere una risposta perché è questo il mio intento. Vorrei vedere come se la cava. Ebbene un’affermazione la ottengo è questa: “allora dovremmo condannare la FIAT perché con le automobili ci fanno le autobombe”. Signor dirigente lei forse sa chi sono io e anche se ciò non fosse avrebbe dovuto cercare una risposta diversa anche se è molto difficile trovarne di adeguate. Ma a me va bene così perché mette a nudo la sua incapacità nel riconoscere la differenza tra il bene e il male, perché mette a nudo il suo mestiere di signore della guerra, parte integrante di un sistema che considera gli esseri umani attraverso il risultato delle sue produzioni di morte, che mette a nudo il suo necessario bisogno di approvazione su quanto propone a questa società. Il male non sono io a questo punto, credo sia proprio lei rispettoso del codice etico declamato sul sito internet della sua azienda. Ma non è finita qui. Su un piedistallo vedo un razzo e ai suoi piedi un mini-presepe, a fianco un albero di natale. Dentro di me lo considero un sacrilegio anche se non sono un praticante delle religioni, ma sicuramente è un qualcosa che mi porta a pensare ai perché . Dopo le varie preghiere in ogni sosta durante questa visita forse sarebbe stato opportuno dirne qualcuna anche qui almeno per sottolineare l’inadeguatezza di questa rappresentazione: Il cerchio della vita visto dalla parte dei signori della guerra.



Alberto Valleriani

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