lunedì 29 giugno 2009
martedì 16 giugno 2009
La guerra dei bambini - Pappagalli Verdi
(visione consigliata ad un pubblico adulto)
Ogni volta che vedo immagini come quelle proposte da questo video mi viene una grande voglia di fuggire lontano dove la realtà non è raggiungibile. E' un tempo infinito che allontano immediatamente. Torno e devo comunicare per condividere la mia rabbia, impotente di fronte a tanto orrore, ma nella certezza o almeno speranza che un giorno tutto ciò non si ripeta. Se questo è l'essere umano io non lo sono, ma mi sento libero e quindi dico le cose come stanno, come non ce le fanno mai vedere e come non vogliamo che ce le dicano o facciano vedere. Dalla mia coscienza accetto le uniche imposizioni.
sabato 6 giugno 2009
La Simmel Difesa Spa di Colleferro, che a fine 2004 ha oscurato il proprio catalogo on-line contenente diversi modelli di queste armi, continua a presentare nelle fiere di armamenti componenti di cluster. Le cariche modulari per proiettili da 155mm utilizzabili anche per i BCR (Bomblets Cargo Round) contenenti 63 sub-munizioni risultano ancora in essere nella tipologia di armamenti prodotti dalla Simmel Difesa. Si rammenta che il triangolo di cooperazione Italia-Germania-Israele permette oggi alla IMI israeliana (azienda di armamenti) di avere in catalogo la stessa tipologia di cluster bombs e che Israele non ha firmato il trattato internazionale per la messa al bando di tali armamenti. Israele il 13 Maggio 2009 ha consegnato ai peacekeeper delle Nazioni Unite le mappe dei luoghi in cui in Libano ha lanciato le cluster bomb, le cosiddette bombe a grappolo, durante il conflitto del 2006 con i guerriglieri di Hezbollah.
mercoledì 3 giugno 2009
C'è un made in Italy che non conosce crisi. Un'industria fiorente, competitiva e assai apprezzata dai mercati esteri, il cui fatturato quest'anno è letteralmente schizzato alle stelle. Dall'ultimo rapporto della Presidenza del Consiglio sulle esportazioni, importazioni e transito dei materiali d’armamento emerge che nel 2008, ad esempio, i pagamenti autorizzati (su commesse, va precisato, anche degli anni precedenti) hanno avuto un incremento di valore pari al 222% rispetto al 2007, passando da 1.329.810.000 euro a 4.285.010.000. In particolare, vale la pena soffermarsi sul valore delle esportazioni definitive, per le quali è previsto il corrispettivo regolamento finanziario pari a 3.046.103.844,95 euro, mentre nel 2007 l'importo ammontava a 2.369.006.383 euro. Rispetto al 2007, si è avuto un incremento del valore delle autorizzazioni alle esportazioni, al netto delle "operazioni Intergovernative", pari al 28,58% (contro il l 9,4% dell’anno precedente). Ed è proprio in questa fetta di autorizzazioni fuori dalle produzioni dirette degli Stati che si annidano le consegne più 'problematiche' del business.Ma di quali problematicità si tratta, se in Italia la legge che stabilisce i confini legali delle transazioni internazionali d'armi (legge 185, 1990) vieta le esportazioni di armi ai Paesi belligeranti, a quelli i cui governi siano responsabili di accertate violazioni dei diritti umani e ai governi che destinano al proprio bilancio militare risorse eccedenti le esigenze di difesa del paese? L'anello debole della normativa, peraltro assai scrupolosa, risiede nei paesi che vengono ritenuti idonei agli acquisti: una decisione presa con somma indulgenza da organi delle Nazioni Unite o dell’Unione Europea.Succede pertanto, in modo assolutamente lecito, che il principale destinatario di armamenti italiani sia la Turchia, che con oltre 1 miliardo di euro si aggiudica da sola, nel 2008, una fetta di quasi il 36% delle autorizzazioni, nonostante l'ultimo rapporto di Amnesty International denunci il Paese mediorientale per continue violazioni dei diritti umani. Viene esclusa dalla lista dei Paesi sotto embargo Onu o Ue anche la Cina, che esegue in media 22 condanne a morte al giorno (dati Amnesty) e continua la dura repressione delle minoranze etniche. E che dire delle armi a firma italiana esportate con imparziale par condicio contemporaneamente in India e Pakistan, anch'essi ritenuti paesi "non belligeranti"? Anche Israele risulta estraneo ai conflitti. A Tel Aviv sono destinate infatti aerei, armi, sistemi d'arma ad energia diretta, tecnologie e altro materiale parabellico per quasi 1,9 milioni di euro. Nel Sud del mondo, l'Africa "spara" italiano. La parte del leone la fa l’Africa del Nord, in particolare svettano le cifre delle commesse con l’amico Gheddafi, per un valore complessivo superiore ai 93 milioni di euro. Subito dopo si collocano l'Algeria e altri paesi dell'Africa Subsahariana, come la Nigeria e il Kenya, squassati da anni di guerriglia. La Tabella 15 del Rapporto pubblicato sul sito del Governo è estremamente precisa: paese acquirente, valore delle autorizzazioni alla vendita, descrizione del prodotto (aeromobili, siluri, razzi, missili e accessori, armi di calibro uguale o inferiore a mm 12,7; munizioni, ecc.). goroso codice etico, messo a punto con l'aiuto di alcune associazioni non governative.
(Fonte: Virgilio)
L'industria militare nel Lazio
•Il Lazio è una delle regioni italiane di maggiore rilevanza per presenza di attività industriale militare con oltre 46 aziende, specializzate in un’ampia gamma di tecnologie e servizi del comparto, e con circa 19.000 addetti.
•Il territorio regionale vede la presenza di molte imprese legate al comparto sia in quanto appartenenti al settore per la costruzione di aeromobili e veicoli spaziali, sia in quanto produttrici di software e sistemi informatici, sia in quanto produttrici di armi.
•Nella zona della Valle del Sacco, troviamo a Colleferro la Simmel Difesa (armi e munizioni), Avio spazio (per la propulsione aerospaziale) e più a sud nella provincia di Frosinone Agusta Westland (elicotteri).
L'industria militare in Europa
•In Europa nel settore industriale militare tra il 1993 e il 2003 sono stati cancellati 750 mila posti di lavoro (da un milione e 522 mila a 772 mila).
• La riduzione percentuale del numero di occupati dal 1993 al 2003, nell'industria della difesa, oscilla intorno al 30 % della Francia e Svezia, a circa il 50 % di Germania, Italia e Regno Unito, al 60 % di Polonia e Spagna fino a quasi il 70 % della Bulgaria (per limitarci ai 7 paesi principali).
Prospettive Europee
Tutti gli studi e analisi del settore convergono nel prevedere nel prossimo futuro una nuova riduzione degli occupati pari al 30%, per effetto sia di acquisizioni e fusioni, sia di razionalizzazioni impiantistiche, tecnologiche, di prodotto-mercato, ma anche di delocalizzazioni produttive in paesi low-cost.
(Fonte: Gianni Alioti-FIM Cisl)
L'industria Bellica a Colleferro
martedì 2 giugno 2009
Il Coordinamento Contro La Guerra Valle del Sacco da tempo contribuisce a far comprendere che la guerra non è solo ciò che ci viene mostrato dalla minimalizzazione dei media nazionali, ma che il suo esistere dipende in misura determinante dalle "fabbriche della morte". Chiunque cerchi di trovare un significato logico alla GUERRA o alla mistificazione della parola stessa con “missioni di pace” può stare certo che attraverso il video fugherà ogni suo dubbio. La costruzione, la vendita e l’acquisto di armamenti ha effetti positivi solo per i bilanci delle società interessate e per i governi che tendono ad una folle corsa al riarmo dettata dall’inconsapevole apparenza di avere sistemi di difesa adeguati. Oggi i governi misurano la propria forza allineando armamenti e uomini lungo i propri confini tagliando risorse a sanità, istruzione, lavoro, stato sociale. Con il termine “capitalismo della distruzione” si identifica lo scenario messo in atto da alcuni soggetti che attraverso la circolazione di enormi capitali e l’applicazione di strategie economiche stanno già prospettando i futuri teatri di guerra. Noi dobbiamo fermare tutto ciò, cercando di non rimanere impassibili di fronte a chi vuole condizionarci ad arte imprimendoci sintomi di terrore e paura. E’ ora che la coscienza di ognuno di noi permetta, con agire comune, di riappropriarsi dei poteri decisionali non relegandoli più ad un ruolo secondario e riduttivo in cabina elettorale. E’ ora che il nostro fare si trasformi in un saper fare, in un agire consapevole, di costruzione per l’uomo e con l’uomo. La nostra non è utopia, ma speranza nel desiderio di vita dell’ essere umano.