mercoledì 23 dicembre 2009
domenica 13 dicembre 2009
Rete Nazionale Semprecontrolaguerra
domenica 6 dicembre 2009
giovedì 12 novembre 2009
(Turi e Alberto)
La Rete nazionale Disarmiamoli! chiede l'immediato rilascio del militante pacifista
Turi Vaccaro, il "pellegrino di pace", noi tutti conosciamo perché nel 2005 è stato protagonista in Olanda di una storica azione pacifista: penetrato in un aeroporto militare della NATO aveva reso inservibili 2 aerei da combattimento F16 distruggendone i comandi a martellate.
Dopo aver partecipato alla Marcia per la Pace e la nonviolenza di Domenica, nei giorni successivi aveva interrogato a lungo i suoi sogni e aveva a lungo meditato per capire quale poteva essere il suo contributo personale all'affermazione della nonviolenza. Non sopportava l'idea che ci fosse un'altra base militare e voleva ribadire la priorità degli usi civili della terra che ci appartiene. L'estate di S. Martino (11 novembre) gli era sembrata simbolicamente favorevole alla sua semina e anche il Santo, patrono dei pellegrini.
Ieri pomeriggio è penetrato nella parte militare del Dal Molin insieme ad Agnese Priante del gruppo donne del Presidio.Aveva con se un disegno solare che le aveva affidato Alice delle Piagge (Firenze) dove era passato di recente percorrendo il suo itinerario di cammino della pace e della nonvilenza (Napoli-Vicenza) durato più di tre mesie conclusosi a Vicenza domenica 8 novembre. Diceva che lo aveva ricevuto proprio per favorire questa azione. Aveva preparato i semi secondo il sistema dell' agricoltura biologica di Fukuoka. (Inserimento dei semi in palline di argilla - la stessa del Dal Molin).
mercoledì 21 ottobre 2009
Il gruppo Emergency di Colleferro sarà presente a Segni in occasione della 52a Sagra del Marrone in Piazza Pericle Felici, zona Cattedrale.
Per info: http://www.emergency.it/ ; emecolleferro@libero.it ; tel. 3356545313
domenica 18 ottobre 2009
“SE VUOI LA PACE LOTTA CONTRO LA GUERRA”
a te che avevi appeso la bandiera arcobaleno al tuo balcone,
a te che hai firmato petizioni contro la guerra e per il ritiro delle truppe,
a te che sei scesa/o in piazza per chiedere la fine della guerra permanente,
travestita da missioni di pace,
a te che hai chiesto di tagliare le spese militari per riconvertirle in spese sociali,
a te che vorresti chiudere le fabbriche di armi per produrre beni per la vita,
e non più strumenti di morte,
a te che vorresti chiudere le basi militari perché minacciano la vita di altri popoli
e la salute del tuo paese,
a te che hai protestato contro le bombe atomiche ed hai chiesto il disarmo come unica sicurezza,
a te che hai contestato la retorica patriottica che giustifica la morte e la distruzione,
a te che ami la vita e odi la guerra perché non capisci la parola nemico,
a te che vuoi un’Italia di pace, solidale con gli altri popoli e non più complice della guerra globale,
a te che ripudi la guerra “ come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”,
a te che guardi alla Palestina, al Kurdistan, all'Africa, all'Iraq, all'Afghanistan, all'Iran, a tutto
PER SOSTENERE ANCORA IL MOVIMENTO CHE LOTTA PER LA PACE,
NELLE PIAZZE, NELLE SCUOLE, NELLE UNIVERSITA’, NEI LUOGHI DI LAVORO
SCENDIAMO IN PIAZZA CONTRO IL MILITARISMO,
CONTRO LE MISSIONI DI GUERRA,
PER IL RITIRO DELLE TRUPPE DALL’AFGHANISTAN !!
PATTO PERMANENTE CONTRO LA GUERRA- ROMA OTTOBRE 2009
E’ ANCHE UN MISFATTO ECONOMICO
PERCHE’ STORNA RISORSE DAI BISOGNI SOCIALI AGLI STRUMENTI DI MORTE:
In Italia con 3 milioni di euro al giorno si potevano risolvere in tutte le regioni i problemi dei rischi idrogeologici e del riassetto territoriale.
NO ALLE MISSIONI MILITARI – RITIRIAMO LE TRUPPE DALL’AFGHANISTAN
martedì 6 ottobre 2009
sabato 3 ottobre 2009
L’associazione umanista Mondo senza Guerre ha promosso l’evento, tante persone da tutto il mondo stanno contribuendo a realizzarlo. Anche l’Italia marcia, col resto del mondo. Numerosi sono gli eventi e le iniziative in programma nei vari comuni del nostro paese. Il 2 ottobre a Roma il concerto dedicato alla Marcia. La proposta degli organizzatori è che la Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza diventi la più grande marcia mondiale di cui l'umanità abbia avuto notizia con l'adesione di centinaia di organizzazioni nel mondo.
Anche la Rete per la Tutela della Valle del Sacco aderisce e ribadisce che il “sistema guerra” passa anche attraverso l’industria bellica presente nel nostro distretto con la produzione di armamenti a Colleferro dal 1912 e rendendo le industrie complici senza scusanti dei disastri provocati nei teatri di guerra. Precisiamo che le guerre, con la complicità anche delle “bombe intelligenti”, provocano in percentuale 10 morti tra i militari e 90 tra i civili. E non abbiamo mai visto un militare in “missione di pace” con una bandiera arcobaleno piuttosto che su un carro armato o con un mitra in mano. L’ipocrisia non fa parte del nostro pensiero.
http://www.marciamondiale.org/
lunedì 21 settembre 2009
Dolore e dottrina in filodiffusione
Arrivato il mio turno per pagare alla cassa, si ferma la musica. Sono le 12. La responsabile annuncia al microfono che va osservato un minuto di silenzio. Rapidamente ricerco con la mente il fatto che merita la celebrazione nel dolore. E' vero, sei soldati italiani sono morti in Afghanistan. Il microfono si chiude, la commessa resta ferma in piedi, i clienti alla cassa immobili, immobili quelli fra gli scaffali, e quelli che entrano nel supermercato, prima sorpresi, poi entrano placidamente nell'ovatta immobile. Io guardo nel vuoto, oltre la vetrina. La prima immagine che si stende nella mia testa, arrivata chissà da dove, è quella delle condanne a morte a cui i cittadini sono invitati ad assistere in alcuni paesi del mondo. Penso all'Iran, allo stesso Afghanistan. Partite di calcio con intermezzo di lapidazione. Particolari macabri sospinti in occidente dal mito oppure reale costrizione a prendere parte a un fatto collettivo?
Ogni secondo mi sembra interminabile e resto frastornato. Non vorrei essere lì. Non provo empatia per quel momento. Esiste un confine fra l'indifferenza per la morte di sconosciuti e il rallegrarsi perché alcuni soldati non potranno più combattere. Perché un gesto pubblico così grossolano deve assoggettare la sensibilità di ognuno a una celebrazione che io giudico volgare nelle intenzioni? Perché è così che io considero il cordoglio generalizzato, imposto da un finto sentire comune che ha il senso di una circolare ministeriale.
Mentre spero inutilmente che i secondi scorrano più del possibile, mi chiedo: come è possibile che siamo diventati così meccanici? Fare o non fare, dispiacersi o ridere come un atto orchestrato. Occorre forse il via ufficiale per dare inizio al pianto? Non è il cordoglio un momento privato, individuale o di un gruppo, ma comunque privato?
E' finito il minuto, riparte il nastro della cassa. E' tutto sparito e la gente riprende a pensare, disinvolta. Esco frastornato dal negozio.
Prima di arrivare a casa passo da una mia parente. La tv è accesa sul funerale degli eroi di stato. Il funzionario del clero pronuncia parole puerili, inutili, orribili. Provo tristezza per le loro famiglie, certamente gli unici a soffrire davvero, e in modo insopportabile. Ma trovo inaccettabile la blanda retorica spalmata dappertutto nelle nostre vite quotidiane. E che siamo spinti ad accettarla, pena forse l'esclusione sociale, è orribile.
Sono morti, purtroppo, sei militari in guerra. Complici, ma anche vittime, in una misura complessa da comprendere. Stanno morendo, ogni giorno, centinaia di civili afghani. Vittime, e in misura minuscola, distribuita, responsabili per non aver constrastato abbastanza decenni di dittatura. Ma pagano un prezzo drammaticamente smisurato per questa responsabilità. E pagheranno le loro generazioni.
Succede anche da noi questo suicidio a rallentatore. A morire il diritto ad assumersi ognuno la propria responsabilità. Così esistiamo in un tempo dove tutto diventa legittimo in nome di cause che non sono nostre e che non abbiamo voluto. Ecco, forse, qualcosa per cui valga la pena organizzare un funerale collettivo.
martedì 1 settembre 2009
domenica 2 agosto 2009
La Chemring PLC (UK) proprietaria della Simmel Difesa SPA di Colleferro ci mostra la produzione di munizionamento, di cui si hanno poche tracce se non nel sito oscurato dal 2004. E' naturale che ci facciano vedere solamente la tecnologia avanzata e le prove di tiro. E' un'industria che deve vendere e gaudagnare denaro. Armi anticarro (panzerfaust), missili, (su MLRS e a lunga gittata), munizionamento navale (diversi calibri), bombe da mortaio (illuminanti e non), spolette (di tutti i tipi). Chi si vuole fare una opinione sugli effetti, che non sono quelli delle prove, può invece visionare gli altri video presenti su questo blog. La presenza dell'industria bellica sta raggiungendo il secolo di presenza (prima produzione nel 1914-BPD) ed è importante fare un quadro complessivo tirando le somme. Noi tutti abbiamo il compito di provvedere alla creazione di una cultura di pace anche per il disinserimento di questo tipo di attività dal quadro produttivo del comprensorio sostituendole con tipologie diverse di produzione e permettendo così la restituzione di una dignità a questo territorio.
mercoledì 15 luglio 2009
lunedì 29 giugno 2009
martedì 16 giugno 2009
La guerra dei bambini - Pappagalli Verdi
(visione consigliata ad un pubblico adulto)
Ogni volta che vedo immagini come quelle proposte da questo video mi viene una grande voglia di fuggire lontano dove la realtà non è raggiungibile. E' un tempo infinito che allontano immediatamente. Torno e devo comunicare per condividere la mia rabbia, impotente di fronte a tanto orrore, ma nella certezza o almeno speranza che un giorno tutto ciò non si ripeta. Se questo è l'essere umano io non lo sono, ma mi sento libero e quindi dico le cose come stanno, come non ce le fanno mai vedere e come non vogliamo che ce le dicano o facciano vedere. Dalla mia coscienza accetto le uniche imposizioni.
sabato 6 giugno 2009
La Simmel Difesa Spa di Colleferro, che a fine 2004 ha oscurato il proprio catalogo on-line contenente diversi modelli di queste armi, continua a presentare nelle fiere di armamenti componenti di cluster. Le cariche modulari per proiettili da 155mm utilizzabili anche per i BCR (Bomblets Cargo Round) contenenti 63 sub-munizioni risultano ancora in essere nella tipologia di armamenti prodotti dalla Simmel Difesa. Si rammenta che il triangolo di cooperazione Italia-Germania-Israele permette oggi alla IMI israeliana (azienda di armamenti) di avere in catalogo la stessa tipologia di cluster bombs e che Israele non ha firmato il trattato internazionale per la messa al bando di tali armamenti. Israele il 13 Maggio 2009 ha consegnato ai peacekeeper delle Nazioni Unite le mappe dei luoghi in cui in Libano ha lanciato le cluster bomb, le cosiddette bombe a grappolo, durante il conflitto del 2006 con i guerriglieri di Hezbollah.
mercoledì 3 giugno 2009
C'è un made in Italy che non conosce crisi. Un'industria fiorente, competitiva e assai apprezzata dai mercati esteri, il cui fatturato quest'anno è letteralmente schizzato alle stelle. Dall'ultimo rapporto della Presidenza del Consiglio sulle esportazioni, importazioni e transito dei materiali d’armamento emerge che nel 2008, ad esempio, i pagamenti autorizzati (su commesse, va precisato, anche degli anni precedenti) hanno avuto un incremento di valore pari al 222% rispetto al 2007, passando da 1.329.810.000 euro a 4.285.010.000. In particolare, vale la pena soffermarsi sul valore delle esportazioni definitive, per le quali è previsto il corrispettivo regolamento finanziario pari a 3.046.103.844,95 euro, mentre nel 2007 l'importo ammontava a 2.369.006.383 euro. Rispetto al 2007, si è avuto un incremento del valore delle autorizzazioni alle esportazioni, al netto delle "operazioni Intergovernative", pari al 28,58% (contro il l 9,4% dell’anno precedente). Ed è proprio in questa fetta di autorizzazioni fuori dalle produzioni dirette degli Stati che si annidano le consegne più 'problematiche' del business.Ma di quali problematicità si tratta, se in Italia la legge che stabilisce i confini legali delle transazioni internazionali d'armi (legge 185, 1990) vieta le esportazioni di armi ai Paesi belligeranti, a quelli i cui governi siano responsabili di accertate violazioni dei diritti umani e ai governi che destinano al proprio bilancio militare risorse eccedenti le esigenze di difesa del paese? L'anello debole della normativa, peraltro assai scrupolosa, risiede nei paesi che vengono ritenuti idonei agli acquisti: una decisione presa con somma indulgenza da organi delle Nazioni Unite o dell’Unione Europea.Succede pertanto, in modo assolutamente lecito, che il principale destinatario di armamenti italiani sia la Turchia, che con oltre 1 miliardo di euro si aggiudica da sola, nel 2008, una fetta di quasi il 36% delle autorizzazioni, nonostante l'ultimo rapporto di Amnesty International denunci il Paese mediorientale per continue violazioni dei diritti umani. Viene esclusa dalla lista dei Paesi sotto embargo Onu o Ue anche la Cina, che esegue in media 22 condanne a morte al giorno (dati Amnesty) e continua la dura repressione delle minoranze etniche. E che dire delle armi a firma italiana esportate con imparziale par condicio contemporaneamente in India e Pakistan, anch'essi ritenuti paesi "non belligeranti"? Anche Israele risulta estraneo ai conflitti. A Tel Aviv sono destinate infatti aerei, armi, sistemi d'arma ad energia diretta, tecnologie e altro materiale parabellico per quasi 1,9 milioni di euro. Nel Sud del mondo, l'Africa "spara" italiano. La parte del leone la fa l’Africa del Nord, in particolare svettano le cifre delle commesse con l’amico Gheddafi, per un valore complessivo superiore ai 93 milioni di euro. Subito dopo si collocano l'Algeria e altri paesi dell'Africa Subsahariana, come la Nigeria e il Kenya, squassati da anni di guerriglia. La Tabella 15 del Rapporto pubblicato sul sito del Governo è estremamente precisa: paese acquirente, valore delle autorizzazioni alla vendita, descrizione del prodotto (aeromobili, siluri, razzi, missili e accessori, armi di calibro uguale o inferiore a mm 12,7; munizioni, ecc.). goroso codice etico, messo a punto con l'aiuto di alcune associazioni non governative.
(Fonte: Virgilio)
L'industria militare nel Lazio
•Il Lazio è una delle regioni italiane di maggiore rilevanza per presenza di attività industriale militare con oltre 46 aziende, specializzate in un’ampia gamma di tecnologie e servizi del comparto, e con circa 19.000 addetti.
•Il territorio regionale vede la presenza di molte imprese legate al comparto sia in quanto appartenenti al settore per la costruzione di aeromobili e veicoli spaziali, sia in quanto produttrici di software e sistemi informatici, sia in quanto produttrici di armi.
•Nella zona della Valle del Sacco, troviamo a Colleferro la Simmel Difesa (armi e munizioni), Avio spazio (per la propulsione aerospaziale) e più a sud nella provincia di Frosinone Agusta Westland (elicotteri).
L'industria militare in Europa
•In Europa nel settore industriale militare tra il 1993 e il 2003 sono stati cancellati 750 mila posti di lavoro (da un milione e 522 mila a 772 mila).
• La riduzione percentuale del numero di occupati dal 1993 al 2003, nell'industria della difesa, oscilla intorno al 30 % della Francia e Svezia, a circa il 50 % di Germania, Italia e Regno Unito, al 60 % di Polonia e Spagna fino a quasi il 70 % della Bulgaria (per limitarci ai 7 paesi principali).
Prospettive Europee
Tutti gli studi e analisi del settore convergono nel prevedere nel prossimo futuro una nuova riduzione degli occupati pari al 30%, per effetto sia di acquisizioni e fusioni, sia di razionalizzazioni impiantistiche, tecnologiche, di prodotto-mercato, ma anche di delocalizzazioni produttive in paesi low-cost.
(Fonte: Gianni Alioti-FIM Cisl)
L'industria Bellica a Colleferro
martedì 2 giugno 2009
Il Coordinamento Contro La Guerra Valle del Sacco da tempo contribuisce a far comprendere che la guerra non è solo ciò che ci viene mostrato dalla minimalizzazione dei media nazionali, ma che il suo esistere dipende in misura determinante dalle "fabbriche della morte". Chiunque cerchi di trovare un significato logico alla GUERRA o alla mistificazione della parola stessa con “missioni di pace” può stare certo che attraverso il video fugherà ogni suo dubbio. La costruzione, la vendita e l’acquisto di armamenti ha effetti positivi solo per i bilanci delle società interessate e per i governi che tendono ad una folle corsa al riarmo dettata dall’inconsapevole apparenza di avere sistemi di difesa adeguati. Oggi i governi misurano la propria forza allineando armamenti e uomini lungo i propri confini tagliando risorse a sanità, istruzione, lavoro, stato sociale. Con il termine “capitalismo della distruzione” si identifica lo scenario messo in atto da alcuni soggetti che attraverso la circolazione di enormi capitali e l’applicazione di strategie economiche stanno già prospettando i futuri teatri di guerra. Noi dobbiamo fermare tutto ciò, cercando di non rimanere impassibili di fronte a chi vuole condizionarci ad arte imprimendoci sintomi di terrore e paura. E’ ora che la coscienza di ognuno di noi permetta, con agire comune, di riappropriarsi dei poteri decisionali non relegandoli più ad un ruolo secondario e riduttivo in cabina elettorale. E’ ora che il nostro fare si trasformi in un saper fare, in un agire consapevole, di costruzione per l’uomo e con l’uomo. La nostra non è utopia, ma speranza nel desiderio di vita dell’ essere umano.